“Nella pittura di Coppa affiora sempre il senso di una cultura vasta e composita, assimilata attraverso esperienze profonde, scelte intelligenti, filtrate da una sensibilità acuta e vibrante, che nulla lascia al caso e all’improvvisazione, al puro gioco formale”.
(Paolo Ricci, Artisti dell’isola d’Ischia, a cura di Massimo Ielasi, Società Editrice Napoletana, 1982)
Roma, Istanbul, Francoforte, Berlino, Monaco di Baviera, Parigi, e poi ancora Austria, Grecia, Svizzera, sono le città e le nazioni in cui ha esposto il pittore foriano Gino Coppa, probabilmente l’artista isolano, insieme a Mario Mazzella, che ha raccolto i maggiori successi di critica e di pubblico a livello internazionale. A ulteriore dimostrazione dell’esistenza di una scuola ischitana di pittura nel ‘900, su cui tuttavia ancora non si è indagato e studiato a sufficienza.
Nell’arte di Gino Coppa convivono cultura alta e temi popolari, con una forte caratterizzazione etnica che è presente in tutti i cicli pittorici dell’artista: dalla produzione giovanile, dominata dalla realtà paesana colta negli aspetti rituali e folcloristici (processioni, feste, scene di pescatori, contadini, paesaggi foriani); al periodo africano, dove matura e si consolida quello che il critico e giornalista Paolo Ricci ha definito un approccio artistico "anti-idealista"; fino al ciclo dei bambini, durante il quale l’osservazione quotidiana dei sui tre figli diventa l’occasione per una riflessione più profonda sul mondo dell’infanzia, tra l’altro, senza nessuna concessione idilliaca e pedagogica.
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