Per raccontare Ventotene conviene partire dai nomi. Quelli assunti nel corso dei secoli: dal greco "Pandoteira" fino al settecentesco "Ventotiene"; oppure i nomi di chi, suo malgrado, vi ha abitato. La lista, in questo caso, diventa lunghissima e va dalla nobildonna romana Agrippina, esiliata sull'isola da Tiberio, fino a Camilla Ravera, dirigente del Partito Comunista Italiano, confinata durante il fascismo.
E proprio la Ravera definì Ventotene una "ciabatta sul mare" riassumendo in una sola frase la particolarità di quest'isoletta a metà strada tra Ponza e Ischia. Un'isola di 1,5 km circa che, insieme alla vicina Santo Stefano è stata sempre utilizzata dal potere politico come terra di confino.
Confino fisico, certo, ma soprattutto psicologico, per le condizioni, spesso disumane, in cui si era costretti a vivere. Condizioni descritte da Luigi Settembrini, patriota italiano recluso molti anni nel carcere di Santo Stefano per la sua opposizione al regime borbonico; ma condizioni da cui sono scaturiti anche grandi slanci ideali, come il manifesto che per primo ha preconizzato l'importanza dell'Europa unita scritto durante la dittatura fascista dai "confinati" Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
Stretti, strettissimi, anche i legami con l'isola d'Ischia. In particolar modo con Forio, il comune ischitano più vicino alla piccola Ventotene. Nel 1771, per favorire la colonizzazione dell'isola la casa reale borbonica dispose tutta una serie di agevolazioni fiscali per chi avesse scelto di trasferirvisi. Furono molti i foriani, popolo di instancabili contadini e pescatori, a raccogliere l'invito contribuendo in maniera decisiva all'aspetto attuale dell'isola.
I coloni, infatti, procedettero al disboscamento di gran parte del territorio, nonché alla realizzazione delle principali arterie stradali. Traccia importante della colonizzazione ischitana sono le parracine, i caratteristici muri a secco posti a confine delle proprietà e a protezione dei terrazzamenti coltivati.
Con la fine della seconda guerra mondiale Ventotene, lentamente, ha cominciato a cambiar pelle. Da luogo di detenzione e pena, a isola di pescatori e contadini, fino al presente turistico che ha saputo valorizzare il grande patrimonio storico-archeologico presente.
Nei locali sotto il Municipio, c'è un museo pieno di àncore, lapidi e altri reperti perlopiù di epoca romana. Tra questi spicca il dolio, vaso di terracotta di grandi dimensioni con cui i romani trasportavano vino e olio. Quasi tutti i reperti esposti nel museo storico-archeologico sono stati rinvenuti sott'acqua, nel corso di campagne di scavo subacquee.
Basta questo a spiegare perché il diving è una delle principali attrazioni turistiche di Ventotene. Il diving, e più in generale il mare cristallino. Le spiagge di Cala Nave e Cala Rossano, le uniche due a esser raggiungibili via terra, insieme agli scogli all'ingresso del porto romano, sono i luoghi maggiormente frequentati dai turisti che giornalmente sbarcano sull'isola dalla vicina Formia.
Da Formia, e nei mesi estivi (luglio e agosto) anche da Ischia. Diverse le compagnie di trasporto marittimo che nei week end assicurano i collegamenti tra Ventotene e l'isola d'Ischia. Tra queste la Snav è quella che lo fa con maggior regolarità. Tutti i fine settimana di luglio e agosto la compagnia assicura regolari collegamenti con Ventotene e Ponza.
Dunque, un'occasione in più per chi sceglie di venire in vacanza a Ischia d'estate. Abbiamo detto tante volte, infatti, che vacanza a Ischia significa vacanza nel Golfo di Napoli. Beh, d'estate significa anche vacanza nel vicino arcipelago pontino (regione Lazio) alla scoperta delle sorelle Ventotene e Ponza. Provare per credere. Vi aspettiamo!
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